Granai della Memoria Granai della Memoria - The Granaries of Memory

Universita di Scienze Gastronomiche Slow Food


Michele Colombero

Margari all'Alpe Gardetta

 Michele Colombero, classe 1988, appartiene a una famiglia originaria di Marmora (Valle Maira, Cuneo), margari dal 1935 all’Alpe Gardetta, nel comune di Canosio. Il loro alpeggio si estende in parte su terreni di proprietà, in parte su pascoli affittati dal Comune e da privati. Da 23 anni, al fine di integrare il reddito, i Colombero gestiscono anche un agriturismo. In pianura, cambiano invece sovente cascina, dove trascorrono il periodo invernale; con i proprietari stipulano un contratto di margaria, uguale a quello di cinquant’anni fa, che prevede stalla, fieno, paglia, alloggio da San Michele (fine settembre) a San Giovanni (fine giugno). Proprio in quel periodo, con l’arrivo del caldo, gli animali sembrano sentire che è arrivato il momento di salire in montagna. 
A proposito della transumanza, il giovane margaro ricorda il valore simbolico del rudon (campanacci), che alcune mucche portano volentieri, mentre altre lo tollerano poco. Questi campanacci, alcuni dei quali vecchissimi, sono legati a specifici ricordi e si tramandano da padre in figlio. Possono venire realizzati in occasione ad esempio di una nascita o di un matrimonio. I Colombero fanno realizzare uno o due campanacci ogni anno, solitamente da una ditta specializzata di Genola, scegliendo con cura il rudon in base al suono (determinato dalla forma della campana) e facendolo personalizzare con finiture, cuciture, fibbia, chiodi, oltre che con le decorazioni.
Michele racconta la sua giornata, piuttosto monotona: al mattino si alza verso le 6 e, data la comodità della strada, raggiunge il bestiame all’alpeggio (anziché spostarlo in un posto fisso come fanno molti margari) per la mungitura che dura circa 2 ore; quindi torna a casa per aiutare il padre a preparare il formaggio (e intraprenderne così la tecnica), poi sale  nuovamente ai pascoli per gestire il bestiame e spostare le recinzioni. Rientrato a casa, collabora alle attività dell’agriturismo e verso le 16 raggiunge il bestiame per la mungitura serale. Non avendo molto latte (la razza piemontese non è infatti una grande produttrice), la produzione di nostrale d’alpe è limitata, così come quella di burro e formaggi freschi, destinati prevalentemente all’agriturismo.
Michele sottolinea l’importanza dell’associazione dei produttori di nostrale, costituita alcuni anni fa per la valorizzazione di questo formaggio di nicchia. Si rammarica anche che oggi il mestiere di margaro è svalutato: il vero margaro non è chi va in montagna con le mucche, ma chi ha una storia e una tradizione alle spalle. Proprio per valorizzare la montagna, mantenere e tutelare il pascolo è nato il progetto “Il pascolo gestito”, con precisi vincoli e controlli da parte dell’Unione europea e della Regione Piemonte che lo promuovono. 
Michele specifica che la sua famiglia munge solo in montagna ed è un lavoro impegnativo. In pianura invece una volta mungeva, ora alleva i vitelli in lattazione, che vengono venduti quando arriva il momento di salire in montagna. Ricorda i tre santi a cui fa riferimento l’attività del margaro (San Giovanni per la salita all’alpeggio, San Michele per il rientro in pianura e San Martino per il cambio di cascina) e che la sua figura è legata alle feste e alle fiere, come quella di San Chiaffredo a Saluzzo, e alle cene che si tengono in ogni vallata. 
Oggi, evidenzia Michele, è diventato difficile trovare le cascine in pianura: quelle ambite un tempo sono invecchiate e i posti adatti sono diventati pochi. Un tempo a settembre i margari più grossi si trovavano a Saluzzo per decidere il prezzo del fieno e del bestiame e stipulare i contratti di affitto. Oggi i margari si muovo anticipatamente e vanno sul posto per concordare la locazione: anche questo settore conosce l’evoluzione del tempo e delle tecnologie. Nel cascinale di solito vive anche il padrone e per questo in molti casi i rapporti non sono né duraturi, né semplici. La sua famiglia è stata fortunata, per tanti inverni ha svernato a Genola e Savigliano. Chi cambia sovente, cambia scuole e amicizie. Pochi sono i punti fissi nella vita dei margari e per questo sono considerati un po’ zingari. 
A conclusione della testimonianza, Michele sottolinea la differenza fra margaro e pastore: il primo va in montagna con le mucche (un tempo portava anche pecore e maiali) e si identifica per lo spostamento stagionale tra pianura e montagna; il pastore, invece, ha le pecore e sale nei pascoli più difficili da raggiungere e sperduti, dove le vacche non riescono ad arrivare. 
 
Questa testimonianza è stata raccolta per conto della Provincia di Cuneo - Settore Politiche Agricole, Parchi e Foreste nell'ambito di un accordo di collaborazione con l'Unisg volto a creare l'archivio L'agricoltura cuneese fra tradizione e innovazione
  

Dati intervista

Informazioni geografiche

Nazione: IT

Regione: Piemonte

Città: Canosio

Provincia: CN

Località: Alpe Gardetta

Altitudine: 2086m s.l.m.

Collegamenti e allegati

Testimoni della memoria

Michele Colombero

Data di nascita: 26-05-1988
Città: Savigliano
Scuola: Scuola superiore
Professione: Altro
Lingue parlate: Italiano, dialetto piemontese

Riferimenti e fonti

Bibliografia:
All'origine dei sapori. Cuneo, viaggio tra i prodotti agroalimentari della provincia, a cura di Erica Croce e Giovanni Perri, Bra, Università degli Studi di Scienze Gastronomiche-Slow Food Editore, 2012, pp. 64-65.

Scheda di: Franco Zampicinini, Gianpaolo Fassino
Video di: Luca Percivalle
Creato il: 23-08-2013

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