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Marisa Vadori

La cronicità: un percorso condiviso

Marisa Vadori nasce a Torino nel 1960, friulana d’origine, decide di fare l’infermiera ma il padre stabilisce di tornare in Friuli un mese dopo il terremoto, dovrà quindi attendere il ritorno a Torino per dare una svolta alla sua vita che fino a quel momento non ha ancora visto realizzate le reali aspettative.

A 21 anni pensa di essere in ritardo con i tempi di un percorso che all’epoca si poteva intraprendere già a 16, spronata dalla famiglia del marito inizia quella che allora veniva chiamata la “Scuola Infermieri”.
Ricorda la sua prima esperienza col “mondo della sofferenza” come un aver ridato dignità alla persona.
Si diploma nel 1984 e con l’assunzione viene assegnata dal “capo servizio”, al reparto di nefrologia, successivamente si trasferisce nel servizio di dialisi di cui diventa coordinatrice. Riconosce in questo ruolo difficoltà ma anche gratificazioni come quelle derivate da un progetto formativo realizzato all’interno della sua unità operativa.
Descrive l’assistenza al paziente cronico come un rapporto “che non molli mai” con i fardelli di gioia e tristezza che ogni soggetto porta con se.
Utilizza la metafora della vita come un treno in corsa: puoi relazionarti con le persone che viaggiano insieme a te, alcune decidono di prendere quel treno altre no, altre ancora decidono ad un certo punto di scendere e questo, nell’ambiente lavorativo, riporta alla mente l’aspetto del turnover.

Conclude riconoscendo il delicato ruolo della tecnologia che rischia di avere il sopravvento sulle relazioni umane. In qualità di tutor sente l’importante responsabilità della formazione dell’infermiere di domani, ai suoi studenti cerca di far acquisire l’autonomia sperimentabile in particolar modo sotto l’aspetto relazionale con il paziente nefropatico e sottolinea l’importanza di far ragionare quotidianamente lo studente in formazione.

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Saperi della cura

Saperi della cura

L’archivio saperi della cura nasce con l’intento di offrire spazio alla narrazione dei contesti di cura da una prospettiva poco esplorata: quella dei malati e del personale sanitario. Un punto di vista differente da quello statistico che le relazioni ufficiali utilizzano per descrivere l’ambito sanitario. Emergono così racconti inediti su come sono cambiate nel tempo le relazioni tra pazienti e operatori sanitari, sui saperi che concorrono a questo cambiamento creando l’occasione per una rivisitazione critica delle metodologie di formazione via via adottate.

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