Granai della Memoria Granai della Memoria - The Granaries of Memory

Universita di Scienze Gastronomiche Slow Food


Mario Boggio

La Piattella canavesana di Cortereggio

Mario Boggio, classe 1961, agronomo e agricoltore, affronta nella sua appassionata testimonianza la storia della coltivazione della Piattella canavesana di Cortereggio nel corso degli ultimi decenni. A partire dagli anni Settanta-Ottanta del Novecento la produzione a scopo commerciale della Piattella venne via via abbandonata e fu mantenuta la coltivazione, per uso però solamente famigliare, esclusivamente da parte di qualche agricoltore locale. Nel 1981 Mario Boggio, all’epoca giovane studente universitario, consegnò alcuni chilogrammi di questo fagiolo alla banca del germoplasma presso la Facoltà di scienze agrarie dell’Università degli Studi di Torino, così che, conservandosi la semente, si conservasse la variabilità genetica della Piattella. Negli anni seguenti il fagiolo di Cortereggio fu oggetto di approfondite ricerche che, mettendo a confronto i diversi ecotipi di fagiolo piemontesi, evidenziarono come la Piattella fosse una cultivar di origine meso-americana (Messico) che non aveva legami genetici con gli altri fagioli della Regione (i risultati di tale ricerca furono pubblicati sulla rivista "Italus Hortus" nel 1995).
Grazie alla sua lungimirante iniziativa di Mario Boggio dopo trent’anni è stato possibile recuperare all’Università di Torino i fagioli a suo tempo depositati: la coltivazione della Piattella è stata ripresa nel 2010 dagli agricoltori di Cortereggio, fra cui lo stesso Mario, dando vita ad un’associazione con l’obiettivo di reintrodurre e promuovere questa antica coltura, che dal 2010 è anche Presidio Slow Food.
Mario Boggio affronta numerosi aspetti agronomici circa le attuali difficoltà nella coltivazione del fagiolo del Canavese, unendo le competenze tecniche di agronomo all’esperienza diretta di coltivatore. Confronta l’antico sistema di coltivazione con la Piattella maritata al mais alle nuove sperimentazioni di coltivazione su canna palustre, che consentono un minor sforzo nella coltivazione e un più ridotto impiego di manodopera. La ripresa della coltivazione della Piattella dopo trent’anni di abbandono pone nuove sfide all’agricoltore: nuove condizioni climatiche, nuovi parassiti, nuove esigenze di organizzazione del lavoro agricolo. Boggio racconta la propria esperienza nell’affrontare queste nuove sfide e spiega come solo un’agricoltura che dia il giusto reddito a chi la pratica può consentire il proseguimento di coltivazioni territorialmente limitate, come appunto la Piattella di Cortereggio. 

Dati intervista

Testimoni della memoria

Mario Boggio

Data di nascita: 31-03-1961
Città: San Giorgio Canavese
Scuola: Università
Professione: Agricoltore
Lingue parlate: Italiano

Riferimenti e fonti

Bibliografia:

Aa.Vv. (2012), Guida ai Presìdi Slow Food: per scoprire i prodotti che raccontano l’Italia, le osterie che li cucinano, mangiare e dormire dai produttori, Bra, Slow Food editore.
 
Belletti P., Nada E. (1995), Variabilità isoenzimatica in fagiolo comune (Phaseolus vulgaris L.),  "Italus Hortus", vol. II, n. 3, pp. 39-46.
Piccinino F. (2013), Una gran Piattella, in “Barolo&Co.”, XXXI, n. 1, pp. 104-105.

Sitografia:

http://piattellacortereggio.altervista.org/

Scheda di: Gianpaolo Fassino
Video di: Luca Percivalle
Creato il: 26-06-2013

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