Pietro Ratti

La terra ha i suoi tempi

Nato a Genova, Pietro Ratti è la seconda generazione di una famiglia di vignaioli che hanno fatto la storia del Barolo, uno dei grandi vini del Piemonte. Il padre, Renato Ratti, formatosi presso la Scuola Enologica di Alba, accettò un incarico lavorativo dalla Cinzano in Brasile. Al ritorno dal Sud America decise di iniziare a fare del vino in proprio, acquistando terreni intorno all'Abbazia dell'Annunziata, un ex-convento situato nel territorio di La Morra. La scelta non è casuale ma è dettata dall'esperienza maturata in Borgogna nel 1961, dove aveva osservato che i miti dei grandi cru nascevano intorno ad edifici di grande valore storico. Nelle vigne intorno all'Abbazia inizia a produrre il suo vino e nel 1965 realizza il primo Barolo che, prima volta in Italia, contiene in etichetta l'indicazione della vigna, il cru, da cui è stato ricavato: nasce così il mitico Marcenasco 1965 che riporta il termine "Barolo" solo in retro etichetta. Una vera rivoluzione per il mondo vitivinicolo italiano ove in pochi vinificavano in proprio e ancor meno si dava importanza alle specificità della singola vigna. Pietro racconta la nascita delle etichette dei vini Ratti: lo stemma del corvo per il Barolo Mercenasco e la serie dei soldatini che restano fedeli nel tempo senza assecondare le mode avvicendatesi negli anni.

Renato fu un grande innovatore anche nel rapporto con la tradizione. Ciò che per tutti gli altri erano inutili manufatti di cui sbarazzarsi per lui è patrimonio da conservare, un vero tesoro che nel tempo caratterizza e arricchisce il territorio. Fonda quindi il "Museo Ratti dei Vini di Alba" presso i locali dell'Abbazia dell'Annunziata, un museo per chi vuole approfondire il tema della cultura vinicola nella zona delle Langhe.

Oggi tra i piccoli fazzoletti di terra delle Langhe c'è un ritorno all'agricoltura pre-meccanizzazione, un'agricoltura più rispettosa del paesaggio, della salute delle piante e di chi vive tra le colline. Un altro aspetto importante, con il quale i vignaioli fanno i conti oggi, è il cambiamento climatico e l'adattamento delle tecniche colturali che includono ad esempio l'ispessimento della chioma, l'inerbimento, l'uso della manualità.

Il futuro delle Langhe, territorio meraviglioso che può contare su qualità uniche, è secondo Ratti legato a filo stretto con la qualità della formazione che oggi ha a disposizione la Scuola Enologica di Alba e l'Università di Scienze Gastronomiche, ma che deve svilupparsi ulteriormente per seguire e anticipare le richieste di un territorio con forte vocazione turistica.

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Il progetto “Le ragioni della terra. Parole, gesti e storie dell’agricoltura piemontese”, realizzato da Regione Piemonte - Direzione Agricoltura in collaborazione con il Laboratorio “Granai della memoria” dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, è stato avviato nella primavera del 2017 con l’obiettivo di individuare, selezionare e raccogliere testimonianze rappresentative della complessità e diversificazione territoriale, culturale e imprenditoriale del sistema agricolo piemontese.

Il metodo che ha portato all’individuazione dei soggetti da intervistare, sulla base dell’esperienza di indagine etnografica e di campionamento maturata nel corso degli anni dal Laboratorio “Granai della memoria” ha un punto di partenza geografico rappresentato dai 15 areali in cui il territorio regionale piemontese è stato suddiviso all’interno del Piano paesaggistico regionale. Per ciascun areale sono state quindi indagate almeno due realtà imprenditoriali, avendo cura di rappresentare comunque un’articolazione provinciale e una copertura delle diverse filiere produttive del comparto agricolo piemontese. Successivamente, si è lavorato per individuare soggetti da un lato detentori di specifiche conoscenze di natura orale e gestuale in campo agricolo, dall’altro con un vissuto biografico ed esperienziale diversificato: il risultato è uno scenario in cui convivono aziende di tradizione secolare e plurisecolare a fianco di nuove forme di imprenditorialità, sovente portate avanti con originalità e creatività da “neocontadini”, persone che per esperienze di vita e percorsi lavorativi si sono avvicinate al mondo agricolo non già per continuità con l’impegno famigliare ma per scelta.

Le testimonianze raccolte hanno preso la forma di 35 video-interviste della durata di 3-5 minuti che sono disponibili sul portale di Regione Piemonte “Piemonte Agri Qualità” (www.piemonteagri.it), mentre in questa sezione del portale “Granai della memoria” sono archiviate le interviste intere.

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