Granai della Memoria Granai della Memoria - The Granaries of Memory

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Luigi Barroero

L'ultimo cantastorie delle Langhe

Luigi Barroero, nato a Belvedere Langhe nel 1941 da una famiglia di contadini e musicisti, trascorre l'infanzia in una casa colma di strumenti musicali, che "era appuntamento di suonatori di tutte le qualità e di tutte le razze". Pur essendo di spirito "ribelle e selvaggio", Luigi sarà presto conquistato da questa eredità famigliare e dalla grandezza di questo mestiere, che oggi ci descrive così: "dalla fragilità contadina nasce un essere possente, forte delle cose che riguardano la propria terra".

Intervistato nel giugno 2012 nell'ambito della tesi di Laurea in Scienze Gastronomiche dello studente Enrico Galli, dal titolo "Canto popolare e condizione contadina, nuove forme e pratiche di comunità", Luigi Barroero descrive in questa intervista l'antica tradizione di un mestiere che va scomparendo: il cantastorie di Langa.

 L'arte poetica e musicale del cantastorie trae ispirazione - ci spiega Luigi nel suo piccolo studio nell'antica cascina di famiglia - in primis, dall'osservazione della natura, fitta di "suggeritori" meravigliosi, spesso poi dal teatro quotidiano degli avvenimenti e delle cronache dei paesi che attraversa, e sempre, costantemente, dall'immenso bacino culturale e rituale dell'oralità contadina del territorio; in questo caso, un territorio marginale e isolato, come fu quello dell'Alta Langa.

 Con la precisione di uno studioso appassionato e sensibile, Luigi ripercorre nell'intervista gli appuntamenti fondamentali dell'annata agraria di Alta Langa, accostando alle attività delle campagne un loro attrezzo simbolo, che ne rappresenta, ai suoi occhi, l'anima rituale. Primo fra questi spicca il frabusan, il tipico coltellino a forma di falce che il contadino langarolo portava sempre con sé.

 Questa stessa lettura circolare e ricorsiva si applica al calendario delle festività, ove alla cerimonia o al rito religioso egli accosta alcuni simboli o oggetti rituali, conservati nel suo piccolo museo domestico.

Dalla Strenna al Santo Natale, incontriamo così i giorni dei parti ovini, la caseificazione delle tume, l'incubazione dei bachi da seta, la vendemmia, il lavoro del trifolau ed altre attività, il cui ritmo è scandito da un calendario rituale, fitto di appuntamenti religiosi quali le processioni, le rogazioni, le preghiere, i canti e le fiere dei Santi patroni dei paesi.

Accompagnano il tempo del lavoro e il tempo della festa molte canzoni - alcune Luigi le accenna brevemente alla fisarmonica - che il cantastorie ha scritto di proprio pugno o ascoltate e reinterpretate nelle sue lunghe peregrinazioni. Fra queste spiccano il canto di Gelindo, personaggio tradizionale del presepe piemontese, il Cantè J’euv, cantato nella notte della questua delle uova, per la celebrazione dell'inizio della primavera e della nuova annata agraria, l'Anguilletta, un canto di mietitura; e con questi tanti altri.

 Infine, con in braccio la sua fedele fisarmonica, Luigi intona "Vento delle mie colline", una canzone che ha scritto e composto in onore del suo territorio natio, e di quel vento, il Marino, che viene dal mare ad accarezzare le campagne di Alta Langa. A metà di un verso, una folata di vento risponde, improvvisa, alla chiamata del fedele e instancabile cantastorie.

Dati intervista

Informazioni geografiche

Nazione: IT

Regione: Piemonte

Città: Belvedere Langhe

Provincia: CN

Altitudine: 639m s.l.m.

Collegamenti e allegati

Testimoni della memoria

Luigi Barroero

Anno: 1941
Città: Belvedere Langhe
Lingue parlate: Italiano

Riferimenti e fonti

Bibliografia:
Barroero Luigi (2006), Madre Langa. Il suonatore di fisarmonica, Torino, Omega.

Scheda di: Alessandro Scalerandi, Marcello Marengo
Video di: Alessandro Scalerandi, Enrico Galli
Creato il: 10-06-2012

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