Roberto Greco

Tornare al baracchino dopo 15 anni di mensa

Roberto Greco nato a Campobasso, arriva in Piemonte in treno all'età di 14 anni, da solo. Inizia a lavorare nell'ambito della ristorazione come lavapiatti, prima a Stupinigi poi a Cervinia e in altre località turistiche.
Nel 1965 entra a lavorare in una boita con poco più di venti operai. Solo un anno dopo riesce a trovare impiego alla Cornaglia, una grande azienda che garantiva condizioni e stipendi migliori. Nella boita si mangiava per strada o vicino alle macchine da lavoro, presso la Cornaglia invece inizia a vedere i primi baracchini nella mensa dotata di scaldavivande.
Nel 1969 entra in FIAT a Rivalta nel bel mezzo degli scioperi generali dell'autunno caldo di Donat-Cattin "in quattro mesi non sono riuscito a fare una settimana completa di lavoro".
A marzo del 1970 si sposta alla Riber di Beinasco dove c'era la mensa con cibi precotti che erano immangiabili. Dopo molti scioperi riuscirono ad ottenere la mensa fresca: solo i vecchi piemontesi continuavano a portare il baracchino che permetteva loro di mangiare quel che si preparavano a casa.
Nel 1996 la Riber fallisce e Roberto alterna periodi di cassa integrazione a lavori precari in aziende senza mensa. Dopo oltre 15 anni Roberto deve riprendere in mano il baracchino oramai dimenticato in un armadio dagli anni Settanta.  

  

Interview information

Geographic information

Country: IT

Region: Piemonte

City: Orbassano

District: TO

Altitude: 273m s.l.m.

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People

Roberto Greco

Date of birth: 05-18-1950
City: Palata (CB)
Profession: Pensioner
Languages: Italiano

Document by: Luca Percivalle, Luca Ghiardo
Video by: Luca Ghiardo, Davide Porporato
Created: 17-03-2016

Questo video fa parte del seguente archivio
Hungry for work. Stories of workers’ gastronomy

Hungry for work. Stories of workers’ gastronomy

The archive collects stories of workers who lived in the years of Piedmont’s transaction of the productive system, which started in the small “boite” in the villages and developed in large factories. The focus of the stories is the meal time, transported and consumed in the “barachin”, small metallic mess tins that were completely erased first by the introduction of canteens and then by the economical crisis in the ‘90.

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