
Ottavio Rube
Volevo fare il contadino a testa alta
Ottavio Rube sin da bambino voleva fare il contadino in un periodo, quello degli anni '60, in cui tutti volevano scappare dalla campagna per andare verso il posto di lavoro sicuro, verso la fabbrica, l'impiego statale. L'amore per la terra trasmessogli dal padre lo spinge negli anni '70 a creare una cooperativa con gli amici Enrico e Cesare, per fare come lui ci racconta "il contadino a testa alta".
Costruiscono, in mezzo a molte peripezie burocratiche, una stalla per poter dare fertilità alla terra. Aprono uno spaccio per vendere nello spaccio aziendale la propria carne e riuscire così a mantenere viva una comunità che si stava trasformando. Negli anni hanno recuperato dei pascoli di montagna per il bestiame, creato una filiera per produrre pane e insaccati, creato un agriturismo e un bed & breakfast per poter ospitare la tanta gente che li andava a trovare. L'agricoltura è sempre stata una scelta di vita e non economica, ma anche una scelta politica e di condivisione. Negli anni la cooperativa ha ospitato concerti e festival, Don Gallo e i Living Theatre, feste di vendemmia e del 25 aprile, invitando le persone a condividere con loro il rispetto per la terra.
Ottavio ride quando lavorando nei campi vede passare dei ragazzi in bicicletta sulla strada che si inerpica per la collina pensando al padre che si domanderebbe "perchè invece di pedalare non seminano delle cipolle?". La fatica è per lui bella e importante, i contadini una volta ne facevano anche troppa ma quella di oggi in agricoltura è sana e mai eccessiva, guai se non ci fosse. Le tecnologie sono giuste ma bisogna saperle dosare, ci sono delle regole oltre le quali non bisognerebbe andare.
Indice del video
- Provengo da una famiglia contadina, da mio padre ho imparato ad amare la terra
- Le 4 provincie
- Volevo fare il contadino quando non lo voleva fare nessuno
- Valli Unite: una cooperativa nata da me Enrico e Cesare
- Aspetto politico: contadini a testa alta
- 1976, costruiamo una stalla tutti insieme
- Scontri con altri contadini per avere della terra in affitto
- Imparato dai vecchi, la generazione prima ci mandava via dalla campagna
- Le istituzioni non volevano una stalla in legno ma la volevano in cemento armato
- La stalla per produrre materiale organico, nessuno ce l'aveva più
- Un progetto sociale di recupero, consumiamo troppo
- Volevamo vendere direttamente i nostri prodotti
- Vendevamo la carne e abbiamo così ricostruito i rapporti con la comunità
- Abbiamo recuperato dei pascoli in montagna: la qualità
- Arrivavano dalla città: agriturismo e ospitalità
- Nuovi soci e nuove attività: farina forno, agricampeggio, fattoria didattica
- Prodotti genuini e popolari, la parola eccellenza non mi piace
- Prodotti legati al territorio: equilibrio tra le colture
- Agricoltura circolare
- Manteniamo la biodiversità e l'equilibrio
- Un progetto riuscito per le radici piantate per terra
- Una scelta di vita, non economica
- La fatica è bella e importante
- Integrazione degli emarginati
- Ritorniamo tutti alla terra
- Mangiamo insieme, le feste di vendemmia e del 25 aprile, i Living Theatre e Don Gallo
Dati intervista
Nazione: IT
Regione: Piemonte
Città: Costa Vescovato
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Costa_Vescovato
Urls: Cooperativa Valli Unite
Ottavio Rube
Anno: 1953
Città: Costa Vescovato (AL)
Scuola: Medie
Professione: Agricoltore
Lingue parlate: Italiano
Scheda di: Luca Percivalle, Davide Porporato, Gianpaolo Fassino
Video di: Remo Schellino, Luca Ghiardo, Davide Porporato, Gianpaolo Fassino
Creato il: 27-03-2018
Questo video fa parte del seguente archivio
Le ragioni della terra
Le ragioni della terra
Il progetto “Le ragioni della terra. Parole, gesti e storie dell’agricoltura piemontese”, realizzato da Regione Piemonte - Direzione Agricoltura in collaborazione con il Laboratorio “Granai della memoria” dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, è stato avviato nella primavera del 2017 con l’obiettivo di individuare, selezionare e raccogliere testimonianze rappresentative della complessità e diversificazione territoriale, culturale e imprenditoriale del sistema agricolo piemontese.
Il metodo che ha portato all’individuazione dei soggetti da intervistare, sulla base dell’esperienza di indagine etnografica e di campionamento maturata nel corso degli anni dal Laboratorio “Granai della memoria” ha un punto di partenza geografico rappresentato dai 15 areali in cui il territorio regionale piemontese è stato suddiviso all’interno del Piano paesaggistico regionale. Per ciascun areale sono state quindi indagate almeno due realtà imprenditoriali, avendo cura di rappresentare comunque un’articolazione provinciale e una copertura delle diverse filiere produttive del comparto agricolo piemontese. Successivamente, si è lavorato per individuare soggetti da un lato detentori di specifiche conoscenze di natura orale e gestuale in campo agricolo, dall’altro con un vissuto biografico ed esperienziale diversificato: il risultato è uno scenario in cui convivono aziende di tradizione secolare e plurisecolare a fianco di nuove forme di imprenditorialità, sovente portate avanti con originalità e creatività da “neocontadini”, persone che per esperienze di vita e percorsi lavorativi si sono avvicinate al mondo agricolo non già per continuità con l’impegno famigliare ma per scelta.
Le testimonianze raccolte hanno preso la forma di 35 video-interviste della durata di 3-5 minuti che sono disponibili sul portale di Regione Piemonte “Piemonte Agri Qualità” (www.piemonteagri.it), mentre in questa sezione del portale “Granai della memoria” sono archiviate le interviste intere.