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Sergio Capocefalo

ACI 116 – L’ospedale vola da te

Sergio nasce in un paesino del Venezuela il 18 giugno 1956 da genitori italiani. All’età di 17 anni perde il padre durante un’alluvione. Il corpo viene ritrovato da lui con i vigili del fuoco tre giorni dopo l’accaduto a 14 km di distanza dal luogo dell’incidente. Questo evento segna tutto il suo successivo percorso di vita, da lui definita la trasformazione cruenta della sua vita.

Si trasferisce in Italia con il fratello grazie alla presenza di parenti materni in Piemonte.

Nel 1975 avviene un cambiamento importante: si iscrive alla Scuola Infermieri del Maria Vittoria. Nel 1976 si iscrive alla facoltà di filosofia, perché ritiene che la stessa sia un catino di conoscenze che vale la pena esplorare e per mettere in ordine i propri vissuti.

Conseguito il diploma di infermiere comincia la sua attività professionale al pronto soccorso dell’Ospedale Martini e, contemporaneamente, si dedica allo sviluppo dell’emergenza in Piemonte. Intraprende numerose esperienze in ambito di emergenza-urgenza e ragiona insieme ad altri professionisti alla nascita di un percorso per le basi del 118, proponendo il governo delle situazioni di maxi emergenza.

Nasce l’elisoccorso ed attraverso l’utilizzo dei ponti radio dell’ACI viene posta sull’elicottero la scritta “ACI 116 – L’ospedale vola da te”, frase ideata proprio da lui, rappresentando l’orgoglio di un infermiere che crede fermamente nel mandato della professione infermieristica.

La gestione dell’emergenza in merito al disastro ferroviario di Caluso pone l’inizio, per la regione Piemonte, della consapevolezza in materia di maxi-emergenza e del fatto che le idee dei professionisti infermieri non devono essere represse ma esternate per produrre progresso e cambiamento.

Partecipa alla nascita della Centrale Operativa 118, prima esperienza di centrale operativa in Italia, nella quale Sergio riesce ad avere un ruolo importante nell’ambito di pianificazione, organizzazione e gestione. L’avvento della Centrale Operativa porterà alla sperimentazione dell’auto medica e all’attivazione dei mezzi di soccorso avanzati con medico ed infermiere a bordo.

Il progresso in materia di emergenza permette a Sergio la totale gestione infermieristica prima dell’incidente aereo di Caselle e successivamente dell’alluvione del 2000 nel canavese. Definisce il suo percorso come una costruzione di vita per la condivisione non solo di esperienze e successi, ma anche di fango, di sangue, di disperazione.

Sergio afferma che la professione infermieristica è ricca di dinamiche e di rapporti umani; è necessario che si interfacci con le altre professioni in un’ottica di reciproco scambio e crescita continua. È importante, inoltre, documentare ciò che si svolge e ciò che si è, per il significato che questo comporta, ovvero possedere memoria di se stessi e della professione.

Dopo numerosi anni dedicati all’emergenza, decide di affrontare un’ulteriore esperienza, dedicandosi alla libera professione con uno studio associato.

Attualmente presta servizio presso alcuni blocchi operatori di Torino in attesa della meritata pensione.

Dati intervista

Informazioni geografiche

Nazione: IT

Regione: Piemonte

Città: Torino

Testimoni della memoria

Sergio Capocefalo

Data di nascita: 18-06-1956
Città: Barquisimeto
Scuola: Scuola superiore
Professione: Infermiere
Lingue parlate: italiano

Scheda di: Roberta Cabiddu, Angela Conte, Arianna Dattoli, Paola Donadio, Elisabetta Laveglia, Massimo Galvagno
Video di: Roberta Cabiddu, Angela Conte, Arianna Dattoli, Paola Donadio, Massimo Galvagno, Silvano Gregorino, Elisabetta Laveglia, Giacomo Patrizio
Creato il: 25-10-2019

Questo video fa parte del seguente archivio
Saperi della cura

Saperi della cura

L’archivio saperi della cura nasce con l’intento di offrire spazio alla narrazione dei contesti di cura da una prospettiva poco esplorata: quella dei malati e del personale sanitario. Un punto di vista differente da quello statistico che le relazioni ufficiali utilizzano per descrivere l’ambito sanitario. Emergono così racconti inediti su come sono cambiate nel tempo le relazioni tra pazienti e operatori sanitari, sui saperi che concorrono a questo cambiamento creando l’occasione per una rivisitazione critica delle metodologie di formazione via via adottate.

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