Granai della Memoria Granai della Memoria - The Granaries of Memory

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LA CURA È METTERE LE MANI NEL FANGO

Ho deciso di fare l’infermiera a 2-3 anni in seguito all’incontro con suor Giuseppina, quando ero ricoverata al Koelliker, grazie alla quale ho capito che AIUTARE GLI ALTRI FA BENE ALLA SALUTE. Quando dicevo che volevo fare l’infermiera nessuno mi prendeva sul serio, in particolare la mia famiglia e soprattutto mio padre che pure mi osteggiava. Sono un’infermiera che ha fatto la scuola regionale con soli due anni di superiori, senza maturità e mio padre era molto arrabbiato perché diceva che dovevo studiare. Mi ha perdonato di questo intorno ai 92 anni, poco prima di morire e grazie ai miei studenti. Quando mi sono diplomata volevo andare a lavorare dove non vuole andare nessuno: in medicina generale. Non mi ci hanno mandata. Mi hanno mandata in un reparto ultraspecialistico: il trapianto di midollo. E’ stato un reparto che mi ha cambiato la vita. E’ stata un’esperienza forte che ha cambiato il senso della mia vita, della mia percezione della vita. Ho riattivato la mia esperienza infantile che AIUTARE GLI ALTRI AIUTA SE STESSI. Sono ancora tanto felice di fare il lavoro che faccio. Senza un paziente per cui fare qualcosa io mi sento male. Benché mi sia incazzata tanto non so che cosa sia il burn out. Sono molto focosa, dico tutto quello che mi passa per la mente ma non sono arrabbiata. LA CURA È METTERE LE MANI NEL FANGO, è stare a contatto con lo spirito, è dare un nome alle cose. La cura è conflitto, anche con se stessi perché ciascuno di noi può curare solo con quello che ha. Alla scuola infermieri dicevano che io non avrei potuto fare l’infermiera perché ero una persona troppo emotiva. La dottoressa Olessina, il mio mentore, mi ha detto :”Si ricordi che ciò che è la sua maledizione sarà la sua risorsa”. E così è stato. La salute mentale è l’amore mio. La cura ha tante anime e ognuno di noi si polarizza verso un’anima della cura. Quello che mi sento di dire agli studenti è:” Cercate il vostro posto!”. Ho lavorato 23-24 anni in SPDC, volavano i tavoli ed io ero in mezzo. Un giorno un vecchio infermiere mi ha detto:” Ti devi mettere lì e devi sparire agli occhi dei pazienti. Se fai così capirai tante cose”. Non mi sono formata solo in aula: ho fatto 35-36 anni di analisi personale (25:05). Ho imparato a camminare nel buio perché in salute mentale non sempre sai dove stai andando a parare. E’ un ambito che, se un professionista ha bisogno di tutte le certezze, fa una vita infernale. Io do sempre questo consiglio ai miei studenti:” Cercate di non soffrire troppo, cercate un posto in cui vi piaccia tipo di assistenza che quel paziente richiede! Questa è la più grande protezione contro il burn out”.

Indice del video

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Dati intervista

Informazioni geografiche

Nazione: IT

Regione: piemonte

Città: torino

Testimoni della memoria

Maria Grazia Imperato

Data di nascita: 10-12-1967
Città: Torino
Scuola: Qualifica professionale
Professione: Infermiere
Lingue parlate: italiano

Scheda di: ELISA LAZZERI, STEFANIA PICCIRILLO
Video di: Davide Porporato, Andrea Icardi
Creato il: 02-02-2024

Questo video fa parte del seguente archivio
Saperi della cura

Saperi della cura

L’archivio saperi della cura nasce con l’intento di offrire spazio alla narrazione dei contesti di cura da una prospettiva poco esplorata: quella dei malati e del personale sanitario. Un punto di vista differente da quello statistico che le relazioni ufficiali utilizzano per descrivere l’ambito sanitario. Emergono così racconti inediti su come sono cambiate nel tempo le relazioni tra pazienti e operatori sanitari, sui saperi che concorrono a questo cambiamento creando l’occasione per una rivisitazione critica delle metodologie di formazione via via adottate.

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