Granai della Memoria Granai della Memoria - The Granaries of Memory

Universita di Scienze Gastronomiche Slow Food


Marco Paravicini Crespi

Le Cascine Orsine, dove ancora cantano le rane.

Marco Paravicini Crespi, ci racconta le origini dell'azienda agricola Cascine Orsine a Bereguardo, nei pressi del tratto pavese del Ticino. La tenuta di caccia di famiglia, La Zelata, fu convertita ad azienda agricola per volere di Giulia Maria Crespi e successivamente gestita dal figlio Aldo Paravicini fino alla sua prematura scomparsa nel 2020. Da allora Marco ha iniziato a prendersene cura nel segno della continuità dei valori di rispetto degli equilibri tra agricoltura e ambiente che già sua nonna aveva fortemente voluto.

Nonna Giulia Maria all'inizio degli anni Settanta si ammalò di cancro e in Germania ebbe occasione di conoscere la filosofia steineriana. Destò particolare attenzione in lei il tema dell'alimentazione e le modalità di produzione agricole secondo gli allora quasi sconosciuti dettami dell'agricoltura biodinamica. Tornata a casa si impegnò immediatamente nella conversione dell'azienda agricola che la famiglia aveva nel pavese, nella convinzione che fosse necessario mettere a disposizione non solo della sua famiglia ma di chi lo desiderasse un cibo sano, prodotto secondo principi quanto più possibile naturali. Da allora le Cascine Orsine sono diventate un riferimento per tutti coloro che hanno voluto apprendere tecniche, scambiarsi idee ed esperienze; un vero hub culturale delle pratiche agricole naturali.

La risicoltura ha assunto da subito un ruolo fondamentale nella produzione della Zelata: oltre a essere uno dei prodotti simbolo del territorio era anche uno tra i più dannosi per l'ambiente. Con il cambio di paradigma i trattamenti chimici sono stati azzerati così come l'utilizzo di concimi sintetici, sostituiti dal letame delle vacche dell'azienda. Il marchio aziendale, una rana con la scritta "Dove ancora cantano le rane" testimonia questa inversione di tendenza: dall'assordante silenzio lasciato dietro di sé dai prodotti chimici e dalla coltivazione in asciutta, le rane, ma non solo loro, hanno ripreso a vivere e prosperare.

Dopo cinquant'anni si può ben dire che il progetto non è stato solo il capriccio di una signora con grandi disponibilità economiche, ma una realtà agricola di successo, capace di divetare il punto di riferimento e l'origine di un movimento di rinnovamento agricolo a livello nazionale ma non solo.

Indice del video

  1. Le origini delle Cascine Orsine: da tenuta di caccia ad azienda agricola
  2. Dalla malattia della nonna alla scoperta della filosofia steineriana. La scelta di produrre cibo sano dopo la guarigione.
  3. L'avvio dell'azienda biodinamica e le consulenze degli esperti: non per un ritorno commerciale ma per il desiderio di produrre un cibo sano.
  4. Dalla cascina storica alla costruzione di nuove stalle e del casificio.
  5. Il marchio della rana: "Dove ancora cantano le rane". I danni dei pesticidi e il silenzio assordante.
  6. La zelata e la sua natura per noi era il nostro luogo dei giochi.
  7. Il rifiuto dei compromessi che ho ereditato da chi mi ha preceduto: qualità dei prodotti, rispetto del territorio e dell'ambiente.
  8. Ottimismo nel futuro e nel nostro modo di fare agricoltura: abbiamo avuto ragione e produciamo valore anche fuori del prodotto agricolo.
  9. Fin da subito è stato naturale per noi cimentarci nella coltura del riso.
  10. La funzione ecosistemica della risaia.
  11. Abbiamo cercato varietà adatte: necessità di cicli brevi e per dare il tempo all'erbaio autunno vernino di crescere.
  12. Scelta di varietà in grado di competere con le infestanti: Rosa Marchetti e Baldo.
  13. La necessità di sperimentare tecniche in un ambito che ha una storia breve e conoscenze precarie.
  14. Scegliere la tecnica giusta per ogni tipologia del terreno su 350 ettari di SAU.
  15. Azienda a ciclo chiuso e trasformazione, manca solo la riseria. Vasta gamma di prodotti.
  16. Controllo totale della filiera ma problemi a ottimizzare l'uso delle risorse. Non siamo specializzati ma controlliamo tutto internamente.
  17. Le aziende biodinamiche usano le risorse che il territorio offre: la necessità di trovare un equilibrio.
  18. Un paesaggio fortemente naturale, quasi ottocentesco.
  19. Le Cascine Orsine, luogo di cultura agricola e alimentare voluto dalla nonna. Il ruolo di pionieri e disseminatori.
  20. Lo scetticismo rispetto alle rese nella risicoltura, il miglioramento: non solo un affare per ricchi signori. Si è mosso anche il mondo universitario. resta molto da fare.
  21. La realtà dell risicoltura biologica è oggi consolidata e produce valore per le aziende. Non è solo una scelta di vita ma è anche una scelta imprenditoriale.
  22. Fare rete tra produttori: la Baraggia, piccole aree. Resta molto da fare, manca un coordinamento più ampio che offra visibilità. Siamo pochi e isolati, ci vuole il tessuto per connettere i territori distanti.
  23. L'obiettivo del 25% del biologico richiesto dall'UE e l'urgenza di arrivarci nel Nord Italia: siamo ai primordi.
  24. La biodinamica è una nicchia della nicchia: un accanimento non giustificato. Siamo una realtà virtuosa.
  25. La biodinamica è un sistema avanzato non un ritorno al passato: con il suo equilibrio minimizza importazioni e sprechi e quindi è più resiliente di un'azienda convenzionale.
  26. Realtà che raccontano il territorio attraverso prodotti che hanno un marchio e un'identità forte. Un esempio di imprenditoria agricola cui guardare anche dal punto di vista commerciale.
  27. Un invito alle università: venite a studiare non solo le rese ma le esternalità positive e negative dei sistemi agricoli, studi per migliorare le tecniche, le tecnologie. Anche noi guardiamo al futuro ma in modo sostenibile e con attenzione solo alla qualità.
  28. Superiamo i pregiudizi e scopriamo la sostanza che c'è dietro alle nostre aziende che sono fiori all'occhiello del terriotrio.
  29. L'agricoltore ha e deve avere un ruolo politico. Ma è un ambiente conservatore: il benessere di molte famiglie dipende dall'agricoltura convenzionale. La necessità di traghettare pian paino verso una maggior sostenibilità.
  30. Il ruolo politico della aziende come la nostra: divulgazione ai cittadini e ai consumatori sulle dinamiche di produzione per dare valore ai prodotti di qualità. Scelte d'acquisto consapevoli di cosa c'è dietro a un prodotto.
  31. L'evoluzione della clientela e la sensibilizzazione al tema del benessere animale ma non a quello delle esigenze dell'agricoltura. Non cavalcare troppo l'aspetto emotivo e il pericolo del greenwashing.
  32. Cambiamenti climatici e siccità: la necessità di una gestione consapevole.
  33. Un piatto di riso cura lo spirito e il corpo, specialmente se sai da dove viene.
  34. Una cucina semplice in casa: il risotto con le verdure della mia infanzia.

Dati intervista

Informazioni geografiche

Nazione: IT

Regione: Lombardia

Città: Bereguardo

Collegamenti e allegati

Scheda di: Luca Ghiardo
Video di: Luca Ghiardo
Creato il: 11-10-2022

Questo video fa parte del seguente archivio
Storie di riso

Storie di riso

Il cibo è una fondamentale risorsa per l’uomo e la sua salute, sia attraverso l’apporto di nutrienti, sia per la capacità di incarnare tratti della cultura umana che giocano un ruolo di primo piano per il nostro benessere.

Ogni territorio ha costruito nel tempo originali modalità attraverso le quali rapportarsi ai frutti della sua terra, arricchendoli di rituali, significati simbolici e consuetudini culinarie. Molta parte di queste relazioni è andata perduta in seguito agli anni del boom economico, con l’esodo dalle campagne verso i centri urbani, con l’avvento di un’agricoltura per la produzione di massa e da ultimo con la globalizzazione dei mercati e il conseguente impoverimento del patrimonio di biodiversità ed etnodiversità.

Scopo di questo archivio è raccogliere testimonianze relative al principale areale di produzione risicola in Europa, ovvero la Pianura Padana, e indagare, attraverso l’analisi di fonti testuali e testimonianze raccolte sul campo, sia ciò che sopravvive di tale patrimonio, sia i modi in cui si è evoluto ed è giunto a noi, prestando un’attenzione particolare ai nessi espliciti ed impliciti che legano cibo e salute.

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