Storie di riso
Il cibo è una fondamentale risorsa per l’uomo e la sua salute, sia attraverso l’apporto di nutrienti, sia per la capacità di incarnare tratti della cultura umana che giocano un ruolo di primo piano per il nostro benessere.
Ogni territorio ha costruito nel tempo originali modalità attraverso le quali rapportarsi ai frutti della sua terra, arricchendoli di rituali, significati simbolici e consuetudini culinarie. Molta parte di queste relazioni è andata perduta in seguito agli anni del boom economico, con l’esodo dalle campagne verso i centri urbani, con l’avvento di un’agricoltura per la produzione di massa e da ultimo con la globalizzazione dei mercati e il conseguente impoverimento del patrimonio di biodiversità ed etnodiversità.
Scopo di questo archivio è raccogliere testimonianze relative al principale areale di produzione risicola in Europa, ovvero la Pianura Padana, e indagare, attraverso l’analisi di fonti testuali e testimonianze raccolte sul campo, sia ciò che sopravvive di tale patrimonio, sia i modi in cui si è evoluto ed è giunto a noi, prestando un’attenzione particolare ai nessi espliciti ed impliciti che legano cibo e salute.
Francesco Bergamasco
Cascina Vallazza di Olevano di Lomellina
Laureato in ingegneria, Francesco Bergamasco si occupa di agricoltura da 45 anni, conducendo direttamente l'azienda di famiglia, più di 200 ettari di terreni situati a Olevano, in Lomellina.
Dopo aver coltivato tabacco per circa 30 anni, una coltura particolarmente adatta ai suoli estremamente sabbiosi dell'azienda, è tornato a colture più tradizionali, quali riso, soia e mais. Inoltre, da circa dieci anni, ha iniziato la conversione di parte dell'azienda ad agricoltura biologica.
Per Francesco Bergamasco, l'agricoltura biologica rappresenta il futuro dell'agricoltura in Europa. Si tratta, tuttavia, di una transizione non facile, dal momento che il sapere delle generazioni che erano in grado di coltivare con pochi fertilizzanti e diserbanti di sintesi è andato perso. Gli agricoltori biologici si trovano ormai nelle condizioni di dover riapprendere quasi tutto da capo, riscoprendo talvolta ex novo tecniche che un tempo erano parte di un sapere diffuso e condiviso (pacciamatura verde, proprietà allelopatiche della colza, ecc.)
In questo contesto, la sostenibilità economica di aziende con importanti estensioni, dove le spese generali sono molto elevate, rimane una grande sfida. "Io non posso permettermi più di quasi un terzo dell'azienda a biologico perché, a oggi, non sono abbastanza bravo per sopravvivere" – sottolinea Bergamasco.
L'imprenditore racconta le trasformazioni subite dalla campagna negli ultimi decenni: la scomparsa di molte varietà di uccelli e di fiori, i livellamenti laser, la grande diminuzione degli anfibi, la perdita delle marcite, degli alberi e degli arbusti, gli allevamenti industriali, gli argini che un tempo venivano sfalciati meccanicamente ed erano pieni di vita e ora sono completamente spogli. "Non si tollera più di vedere niente che non sia completamente antropizzato".
Nei campi, la riconversione all'agricoltura biologica, la realizzazione di siepi e la coltivazione di alcune risaie in immersione stanno portando a un'evidente ripresa della fauna. Ne beneficia anche l'agricoltore che, per esempio, può tornare a contare su alcune specie antagoniste per il contenimento degli insetti dannosi. Di fronte ai cambiamenti climatici, l'agricoltura biologica offre inoltre una maggiore resilienza, anche se non può fare molto nel caso di eventi climatici estremi i quali, purtroppo, sono diventati sempre più frequenti.
L'intervista si sofferma sulla necessità d'istaurare uno stretto interscambio fra università e mondo agricolo, affinché la ricerca possa dare delle risposte alle domande che si pongono gli agricoltori. Questo vale ancora di più nel biologico, settore trascurato dalle industrie agrochimiche e meccaniche per il semplice fatto che ne trarrebbero minori guadagni. Particolarmente promettenti, vengono citati alcuni nuovi macchinari in grado di effettuare il diserbo nei campi biologici e le ricerche in corso sugli integratori microbici, in grado di sostenere la vitalità e la fertilità dei terreni.
Ricorre anche il tema della perdita di competenza e di autonomia dell'agricoltore, trasformato in una sorta di operaio e sempre più ingabbiato da una pesante macchina burocratica regionale (l'Unione europea si limita, soprattutto, a dare una cornice) che, senza più consultare nessuno, impone vincoli assurdi e procedure inefficienti. Lo dimostrano numerosi esempi citati nel corso dell'intervista.
Il sapere dell'agricoltore è descritto come un percorso lento, meditativo, fatto non solo di nozioni, ma anche di osservazione, vita, esperienze e riflessione. Si è cercato di trasformare la campagna in una fabbrica e di meccanizzare tutto, ma non è possibile. Occorre cambiare prospettiva e valorizzare un approccio di tipo olistico: considerare l'azienda nel suo complesso e affrontare i problemi che di volta in volta insorgono valutando a 360 gradi le ricadute dei propri interventi.
L'intervista esprime una fortissima preoccupazione per i cambiamenti climatici in corso, per la rottura degli equilibri ecosistemici, per una mentalità che fatica a cambiare (si continuano ad abbattere le siepi perché fanno ombra e ospitano gli insetti) e per una politica che pare scollata dalla realtà e "cerca risposte lente a problemi urgenti".
“Abbiamo imposto alla campagna delle regole che non le sono proprie". Oggi, occorre urgentemente ristabilire quell'equilibrio ecosistemico che abbiamo rotto e questo ha un costo che va sostenuto. L’economia non può essere l’unico parametro a guidarci. Altrimenti andremo incontro a una "stagione difficile". "Ognuno, nel suo piccolo, deve essere pronto ad azioni molto veloci e molto innovative".
Indice del video
- Da ingegnere ad agricoltore
- Per trent'anni abbiamo coltivato tabacco
- La conversione di parte dell'azienda ad agricoltura biologica
- Dopo più di sessant'anni di chimica, si è perso il sapere delle generazioni che coltivavano in modo biologico
- Avendo una grande superficie, posso permettermi solo un terzo dell'azienda a conduzione biologica
- La ricerca sul biologico andava svolta dal settore pubblico
- Sulla necessità di un continuo dialogo e interscambio fra università e mondo agricolo
- Oggi, in Europa, fare agricoltura convenzionale è diventato più difficile
- La quantità si dovrebbe fare quando hai grosse estensioni di terreno
- Hanno trasformato gli agricoltori da imprenditori a "prenditori"
- Dei vincoli burocratici assurdi. L'esempio della soia e delle cover crop
- Gli agricoltori devono essere coinvolti nelle decisioni che li riguardano
- L'inefficienza dei controlli regionali è un problema
- La ricerca sulla vita microbiologica del terreno è il futuro
- Sull'uso del letame per arricchire e bonificare il terreno
- L'allevamento industriale è un problema grave per l'equilibrio dell'ecosistema
- Abbiamo imposto alla campagna delle regole che non le sono proprie e rotto un equilibrio che bisogna ristabilire
- Il passaggio al biologico sta producendo cambiamenti rapidi ed evidenti sulla fauna
- Piante, uccelli e insetti: un equilibrio che deve essere mantenuto. L'esempio del passero e della popillia japonica
- Negli ultimi 45 anni, ho visto scomparire moltissime varietà di uccelli e di fiori. Nei campi, non si tollera di vedere nulla che non sia antropizzato. Un tempo anche gli argini erano pieni di vita
- Criticità della normativa sui fossetti
- Passeri, rondini, tortore, beccacce, beccaccini e rigogoli
- Ci sono sempre meno alberi e arbusti
- Sull'estremizzazione degli eventi metereologici
- Coltiviamo riso in asciutta e con sommersione
- Esistono nuove macchine per coadiuvare l'agricoltura biologica
- Oggi esiste una grande solidarietà fra agricoltori biologici mentre fra agricoltori convenzionali ognuno tende a fare per sé e ad affidarsi a tecnici che lavorano per le aziende agrochimiche
- Un tempo, come si conteneva il giavone
- Un sapere pratico e meditativo che si sta perdendo. Ma la campagna non è una fabbrica...
- L'importanza di cambiare prospettiva e curare la propria azienda con un approccio olistico
- Fra agricoltori convenzionali e biologici c'è un continuo interscambio
- Sull'uso delle sementi Clearfield e sull'uso tradizionale della colza per diserbare naturalmente i terreni
- Le colture biologiche sono più resilienti rispetto ai cambiamenti climatici, ma di fronte a eventi metereologici estremi si puo' fare poco
- Siccità, pozzi e consumo di acqua in agricoltura
- Si cercano risposte lente a problemi urgenti. Lo scollamento della politica rispetto ai problemi ambientali
- Persino lo Zambesi è asciutto! Comprendere la drammaticità e la velocità dei cambiamenti in atto
- Gran parte dell'agricoltura dipende da regolari precipitazioni. Un monsone che arriva in ritardo o non arriva puo' affamare interi paesi e produrre sconvolgimenti enormi
- Malessere degli agricoltori, vincoli burocratici e "quaderni di campagna"
- È molto complicato ripristinare un agrosistema biodiverso e questa necessità rimane poco compresa
- Sulle certificazioni
- L'etica si è persa e l'economia pretende di guidare tutto
Dati intervista
Nazione: IT
Regione: Lombardia
Città: Pavia
Frazione: Olevano di Lomellina
Località: Cascina Vallazza
Francesco Bergamasco
Anno: 1952
Città: Milano
Scuola: Università
Professione: Agricoltore
Lingue parlate: italiano
Scheda di: Annalisa D'Orsi
Video di: Annalisa D'Orsi, Luca Ghiardo
Creato il: 08-10-2024