
Silvio Musso
Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea in Provincia di Asti
Silvio Musso di Asti, classe 1914, ricorda la propria vita nei mesi che precedettero e seguirono l’8 settembre 1943.
La testimonianza inizia da un episodio che gli fa conoscere la polizia fascista e i propri modi di agire: il suo datore di lavoro, il fabbro Borello, lo aveva incaricato di portare alla posta un pacco da spedire a un amico al confino a Lipari. L’operatore dell’ufficio postale si insospettisce e chiama un poliziotto, il quale si informa e gli chiede di stare attento se in officina (dove si radunava un gruppo di antifascisti) sentisse dei discorsi sul partito e periodicamente lo mandano a chiamare; anche quando va in giro per Asti si sente osservato.
Ricorda poi il periodo del servizio militare. Il suo comportamento di poca simpatia verso il Regime si manifesta fin dalle esercitazioni preliminari: a un comandante che chiedeva perché non portasse la camicia nera e il fez, risponde “nemmeno di Carnevale!” e per questo viene condotto al comando, poi liberato la sera stessa, ma sempre vigilato. Durante la ferma, dopo due mesi viene tolto dalla truppa, in quanto svolgeva propaganda antifascista, e destinato al comando, dove poteva essere meglio controllato.
La testimonianza prosegue col ritorno a casa, al termine della leva, e la ricerca di lavoro in varie fabbriche astigiane e alle Ferrovie, ottenendo ovunque risposte negative, non avendo la tessera del partito fascista, e infine l’assunzione alle officine Maina, dove non sussisteva questa pregiudiziale. Qui riesce a rimanere anche quando gli arriva la cartolina di richiamo nel 1° Reggimento Artiglieria da montagna, in quanto nelle officine c’era un reparto che lavorava per l’esercito.
Ricorda poi gli scioperi del 1943, ai quali aderisce e che portano a molti arresti nelle fabbriche astigiane, la successiva presentazione al reggimento a Susa, da dove inizia una peregrinazione prima a Torino, poi a Cuneo e infine a Mondovì: da qui per punizione il comandante lo invia al castello di Beinette, dove allevavano i muli. Ottenuta una licenza agricola di 48 ore, torna a casa ad aiutare il padre a raccogliere le patate, come dimostrerà dai calli alle mani ai carabinieri che lo convocano in caserma, accusandolo di essere venuto ad Asti a fare propaganda antifascista e lo rimandano immediatamente a Beinette.
Rammenta poi il trasferimento a Caraglio dove conosce un gruppo di antifascisti e il comportamento dei suoi superiori che gli vogliono nascondere un telegramma col quale gli viene comunicata la grave malattia della sorella; per evitare che scappi il comandante lo mette di guardia alla polveriera per un mese.
La testimonianza prosegue con gli accadimenti dei giorni immediatamente precedenti all’8 settembre 1943, quando giunge l’ordine di partire per destinazione ignota. Tornati a Cuneo, i soldati sono caricati su una tradotta che li porta a Feltre; da qui proseguono a piedi, muovendosi di notte, fino a Bolzano, dove si sistemano in un accampamento non lontano dal famoso campo di concentramento. Quando ormai gli ufficiali si erano dileguati, di notte vedono due carri armati piazzati con i fari accesi, mentre loro per difendersi avevano solo 4 cannoni da 85, con 4 soli proiettili. In quel tragico frangente riesce a convincere alcuni compagni a fuggire sulle montagne, unico modo per salvarsi, e girano per più giorni passando nei luoghi dove c’erano ancora le trincee della prima guerra mondiale; la fame era tanta e quando trovano un campo di granoturco non esitano a mangiano le pannocchie intere.
Musso ricorda quindi il lungo cammino a piedi verso casa, passando però prima dalla fidanzata ad Alfiano Natta; ad Alessandria incontra dei ferrovieri che lo fanno salire su un treno dal quale salta giù in prossimità di Moncalvo e da qui a piedi arriva all’abitazione della fidanzata, dove si fermerà 15 giorni.
Rientrato in famiglia, cerca lavoro nei vigili del fuoco, ma non viene accettato. Allora va da un amico ferroviere che faceva l’interprete presso il comando tedesco. Questi va a parlare con un ufficiale, e così grazie alla sua raccomandazione viene assunto come meccanico. Nello stesso tempo tiene i collegamenti col PCI e attraverso un infiltrato nella Legione Autonoma “Muti” (situata vicino alla caserma dei pompieri) e che andava a trovare ogni giorno, riesce a conosce in anticipo i rastrellamenti in programma. Sospettando che fosse lui l’informatore, i tedeschi circondano la caserma e il Musso si nasconde in una fossa per riparare i veicoli, scampando alla cattura; per precauzione viene mandato in trasferta a Variglie.
A conclusione della testimonianza, Musso rammenta la singolare attività di postino, svolta in tempo di guerra, quando era nei pompieri (unico corpo che i tedeschi rispettavano): andava a prendere la posta in bicicletta ad Alessandria e poi la distribuiva nei paesi.
Indice del video
- Primo incontro con la polizia fascista
- Il rifiuto della tessera fascista e la perdita del lavoro
- Assunzione alle officine Maina
- Gli scioperi del 1943
- La fuga dalle milizie fasciste e l'arruolamento nell'esercito
- Stanziato al castello di Beinette per allevare muli
- La licenza agricola ed il richiamo dei carabinieri
- Trasferimento a Caraglio e la malattia della sorella
- L'8 settembre vicino a Bolzano
- La fuga in montagna e la fame
- Il ritorno dalla fidanzata ad Alfiano Natta
- Il ritorno a casa e l'arruolamento nel corpo dei Vigili del Fuoco
- Missioni di collegamento per prevenire i rastrellamenti fascisti
- Il tentativo di arresto ed il trasferimento a Variglie
- Il lavoro come postino in bicicletta per i Vigili del Fuoco durante la guerra
Dati intervista
Nazione: IT
Regione: Piemonte
Città: Asti
Provincia: AT
Altitudine: 123m s.l.m.
Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Asti
Silvio Musso
Data di nascita: 30-01-1914
Città: Asti
Professione: Artigiano
Lingue parlate: Italiano
Bibliografia:
Renosio Mario (1994), Colline partigiane. Resistenza e comunità contadina nell'Astigiano, Milano, Franco Angeli, ad indicem.
Scheda di: Franco Zampicinini
Video di: Nicoletta Fasano, Mario Renosio (intervista), Piero Bogliolo (riprese video), Luca Percivalle (montaggio)